Chi frequenta le spiagge di Frigole avrà sicuramente notato quei grandi accumuli di materiale vegetale, spesso scambiati per semplici alghe, che si depositano lungo la battigia. Si tratta di Posidonia oceanica, una pianta marina fondamentale per l'ecosistema del Mediterraneo. Ma perché questi depositi vegetali, spesso rimossi dalle spiagge, sono così importanti? E perché dovremmo riconsiderare il nostro rapporto con essi?
Dietro l'apparente semplicità di un'alga si cela la complessità di una pianta superiore che, con le sue radici, le sue foglie e i suoi fiori, crea rigogliose praterie sottomarine, le quali agiscono come veri e propri polmoni blu. Esse producono una grande quantità di ossigeno, migliorano la qualità dell'acqua e mitigano gli effetti dei cambiamenti climatici. Inoltre, offrono cibo e rifugio a un'infinità di specie marine, dalle piccole creature planctoniche fino a pesci di interesse commerciale.
Ma veniamo al problema: i posidonieti producono grandi quantità di biomassa, e questo materiale organico, costituito principalmente da foglie e rizomi, viene progressivamente depositato sulle spiagge, formando le caratteristiche “banquettes”. Ma è giusto ritenere tali depositi strutturati e permanenti di foglie di posidonia spiaggiata un problema? Questi accumuli di materiale vegetale attenuano la forza delle onde e trattengono la sabbia, contribuendo a consolidare i litorali sabbiosi. I residui fibrosi di foglie e rizomi, inoltre, oltre a stabilizzare i fondali marini, vengono trasportati dalle correnti e si aggregano formando le caratteristiche egagropili, vere e proprie sfere organiche note anche come "polpette di mare" o "patate di mare". Queste strutture, dal nome evocativo che richiama i peli aggrovigliati di una capra selvatica (dal greco αἴγαγρος, "capra selvatica", e πῖλος, "peli ammassati"), svolgono un ruolo ecologico fondamentale: accumulando materia organica e ospitando una ricca comunità di piccoli invertebrati come isopodi, anfipodi e policheti, contribuiscono alla fertilità dei litorali e alla biodiversità marina.
Le praterie di Posidonia si sviluppano preferibilmente su fondali sabbiosi e poco profondi, dove radici, rizomi e foglie si intrecciano formando delle vere e proprie “matte” che possono raggiungere diversi metri di spessore. Nel corso dei secoli, questi accumuli di materiale organico danno origine a estese barriere sommerse, parallele alla costa, che offrono una protezione naturale contro l'erosione marina. La Posidonia oceanica è una pianta longeva: in assenza di disturbi antropici, le praterie possono raggiungere età millenarie. La loro crescita lenta e costante, unita alla loro capacità di consolidare i sedimenti, fa delle praterie di Posidonia un elemento chiave per la protezione e la conservazione dei nostri litorali.
Tuttavia, la Posidonia viene spesso percepita come un fastidio dai bagnanti e rimossa dalle spiagge per motivi prevalentemente estetici. Questa pratica, però, ha conseguenze negative sull'ecosistema costiero, accelerando l'erosione e impoverendo la biodiversità. Per questo motivo è fondamentale comprendere che la presenza di Posidonia sulle spiagge non è un problema, ma rappresenta una risorsa. Le banquettes, infatti, creano un ambiente naturale e dinamico, offrendo riparo a molte specie e contribuendo anche alla bellezza del paesaggio costiero.
La Posidonia non è solo un bene ambientale, ma anche una risorsa economica. Con il loro contributo nella protezione delle coste, le praterie di Posidonia evitano costosi interventi di ripascimento. Si stima che gran parte dei litorali sabbiosi del bacino mediterraneo sia in erosione, cioè con molti chilometri di spiagge in arretramento che minacciano beni, strutture e risorse naturali. Secondo la Fondazione ambientalista Marevivo, i costi di ricostruzione delle spiagge mediante ripascimento raggiungono cifre elevate, oscillando tra i 1.600 e i 2.100 euro per metro lineare di fronte spiaggia. Tuttavia, questo intervento rappresenta solo una soluzione temporanea e costosa, che non affronta le cause profonde dell'erosione costiera. Altri studi citati dalla stessa Organizzazione mostrano come in un'area turistica, ogni metro quadrato di spiaggia generi una resa economica annua compresa tra i 1.000 e i 4.000 euro. La scomparsa di un metro di spessore della prateria di Posidonia, quindi, corrisponde ad un arretramento di circa 20 metri di spiaggia, con un danno economico stimato tra i 20.000 e gli 80.000 euro annui. È evidente che la perdita delle praterie di Posidonia comporti un impatto economico devastante sulle attività turistiche e sulla valorizzazione del territorio. Al contrario, il restauro di un metro quadrato di prateria, pur richiedendo un investimento iniziale di circa 800-1.000 euro, garantisce a lungo termine un ritorno economico e ambientale significativamente superiore.
La Posidonia oceanica è riconosciuta a livello europeo e internazionale come specie protetta. Tuttavia, per garantire la sua sopravvivenza, è necessario intensificare gli sforzi di tutela. Ciò implica una maggiore consapevolezza pubblica, pratiche di gestione costiera più rispettose, un rafforzamento del quadro normativo e un maggiore coinvolgimento dei cittadini nelle attività di conservazione. La condizione attuale delle praterie di Posidonia è allarmante: stanno diminuendo o sono addirittura scomparse in molte zone della costa italiana, dove un tempo erano diffuse. Questo declino è causato principalmente da attività umane come la pesca a strascico, che può rimuovere e distruggere ampie aree di prateria; il raschiamento delle ancore delle barche da diporto; la cementificazione delle coste, inclusa la costruzione di strade, porti, opere di consolidamento e l'estrazione di sabbia; e l'inquinamento da sostanze chimiche scaricate in mare. Un impatto significativo è anche dovuto al cambiamento climatico, che sta alterando in modo rilevante le correnti atmosferiche e marine, oltre a modificare le condizioni di temperatura, salinità e composizione del mare in cui vive la Posidonia. Inoltre, tra le cause indirette della riduzione delle praterie sottomarine, è rilevante anche la presenza di specie antagoniste, come la Caulerpa taxifolia, e di molti organismi invasivi o alieni, provenienti da altri ambienti marini per varie ragioni. A peggiorare ulteriormente questa situazione, la classificazione della Posidonia spiaggiata come rifiuto ha portato nel tempo a pratiche di gestione spesso dannose per l'ambiente, come la sua rimozione dalle spiagge, impedendo così il naturale ciclo di erosione e deposizione dei sedimenti che contribuisce alla formazione delle dune e alla protezione della costa. Tuttavia, la normativa nazionale e internazionale si sta adeguando, riconoscendo oggi il ruolo fondamentale di questa pianta marina nella conservazione del litorale Il mantenimento delle banquette in loco è la pratica più sostenibile, ma altre soluzioni, come indicato dalle linee guida ministeriali, possono essere adottate a seconda delle specifiche condizioni del paesaggio costiero. Le banquette di Posidonia sono un segno distintivo di Frigole, un'espressione della sua autenticità.
È tempo di ridefinire il nostro concetto di spiaggia ideale, scegliendo luoghi come questo, dove la natura selvaggia, rappresentata dalle praterie di Posidonia, incontra la mano dell'uomo. Proteggere questo ecosistema prezioso è necessario per garantire un futuro sostenibile al nostro litorale.