“Un alto ed elegante camino sul litorale di Frigole è il testimone di uno straordinario evento, accaduto agli inizi del Novecento, con il quale Frigole entra in un altro capitolo fondamentale della storia del Sud Italia: la bonifica delle paludi da parte dello Stato.” (A. Passerini “ Una comunità dalle molte radici. ” Ristampa del 2017 a cura dell'Ecomuseo delle Bonifiche di Frigole).
In realtà nel progetto definitivo del 1903, finanziato dallo Stato, erano previsti tre impianti idrofori, uno a San Cataldo a San Giovanni (realizzato e tutt'ora visibile di cui non si conserva però la ciminiera) il secondo in località Li Caddhuzzi della Lamia, sul litorale di Frigole e il terzo, mai realizzato, a Torre Chianca.
L'impianto riceve l'acqua che si trova sotto il livello del mare mediante una rete di canali, la aspira con le sue pompe, la alza e la trasferisce nel mare. Ecco perché furono chiamati “Idrofore”, perché “portano” l'acqua al mare.
I lavori vengono appaltati nel gennaio del 1904. Allo stabile, che ospiterà le macchine ma anche le abitazioni degli operai e dei tecnici, provvederà l'impresa locale di Vito Reale mentre le idrofore alimentate a carbone saranno fornite dalla Società Veneta di Costruzioni Meccaniche di Treviso con un costo di 50.280,30 lire. Con qualche ritardo, dovuto anche alla malaria che contagiò i tecnici adibiti al montaggio, l'impianto Idroforo viene consegnato e messo in funzione il 2 dicembre 1905.
Il progetto prevede di prosciugare anche l'antico specchio d'acqua, ricco di pesce, della Guadina-Aquatina che non può essere svuotata direttamente nel mare attraverso canali per via del dislivello esistente. Quindi si realizza nella parte più bassa della depressione un grande collettore che raccoglie tutta l'acqua del bacino e la porta all'impianto idroforo. I metri cubi d'acqua da smaltire sono però un'enormità, considerato che la superficie del lago supera i 2 milioni di metri quadrati, e ciò si rivelerà il punto debole del progetto che, unito ad altre cause non previste, metterà in crisi l 'impianto idroforo e il buon funzionamento generale della bonifica stessa. Le macchine erano tenute in funzione 24 ore su 24, con grande dispendio di carbone, surriscaldamento e guasti ripetuti.
Sarà intorno al 1920 che l'Opera Nazionale Combattenti, diventata gestore dell'impianto e delle bonifiche, deciderà di rinunciare al prosciugamento di Acquatina (che viene trasformata in “Valle di Pesca”) e riservare l'impianto alle acque rivenienti dai 27 km di canali delle bonifiche. La ciminiera soffierà il suo fumo nero fino al 1933, quando l'impianto a carbone sarà sostituito da macchine a gasolio.
I locali e tutta l'area delle Idrofore sono oggi affidati in gestione al Consorzio delle Bonifica Centro-Sud Puglia. Sono stati di recente destinati in parte ad ospitare il ricovero per le tartarughe marine (la casa del custode) e in parte per accogliere la sede e l'esposizione dell'Ecomuseo delle Bonifiche di Frigole, dopo la ristrutturazione già finanziata dal Contratto Istituzionale di Sviluppo (CSI). Saremo lieti di accogliervi per farvi conoscere la storia delle bonifiche e il suo territorio.