“In campagna c'era tanto lavoro e si faceva tanta fatica. Si produceva grano, fagioli, pomodori, fave, e altre cose, ma tutto era a mezzadria con l'Opera Combattenti e allora noi, per sopravvivere, cercavamo di nascondere il più possibile almeno una piccola parte dei prodotti perché i fattori dell'Opera Combattenti controllavano tutto quello che avevamo. Li nascondevamo per esempio nella cassa del corredo: sul fondo si mettevano i fagioli, sopra si metteva un po' di biancheria. Oppure pulivamo per bene la mangiatoia e con scarpe chiodate pestavamo 'zumpando' un po' di oliva o un po' di grano”.
E' la testimonianza di Antonietta Gismonda Stridi, resa al periodico del CUFRILL “Voci da Frigole e dal Litorale Leccese” e pubblicato alcuni anni fa sul n. 7 della rivista.
Antonietta era nata nel popoloso paese di San Pancrazio Salentino, dove aveva trascorso infanzia e adolescenza e all'età di 23 anni si era trasferita a Frigole al seguito della sua famiglia d'origine. Era il 1938 e al padre Vito era stato assegnato il podere n. 45, Sulla litoranea. Poco dopo Antonietta sposò Pasquale Negro, originario di Erchie, anche lui assegnatario di un podere a Frigole. Qui ha vissuto per 77 anni raggiungendo la veneranda età di 103 anni. Una vita grama all'inizio fatta di sacrifici e di bisogno, molto diversa da quella del paese. La città di Lecce era distante per quei tempi, la nuova realtà era fatta di casa e campagna, dove anche le donne lavoravano per l'intera giornata, oltre ad accudire i figli. A San Pancrazio Antonietta aveva lavorato in una farmacia e le sue mani delicate non erano adatte a lavorare di zappa e rastrello, non sapeva distinguere le erbe cattive da togliere da quelle commestibili. Per questo le affidavano lavori più “leggeri” come accudire gli animali e tagliare l'erba. Antonietta ci racconta ancora: ” In campagna bisognava andarci sempre e, se c'erano bambini piccoli, venivano portati sui campi anche loro. Anche a casa c'era da lavorare tanto e allora i bambini, quando ancora non camminavano, venivano fasciati 'tondi tondi' e messi dentro la 'capasa' in piedi, così si potevano tenere d'occhio mentre si sbrigavano le interminabili faccende di casa .”
Nel dopoguerra era ancora endemica la malaria a Frigole. Tutti, piccoli e grandi, prendevano le pastigliette gialle del chinino per combatterla. Poi è arrivato il DDT per risolvere il problema, ma forse crearne altri. Altro elemento di disagio era la mancanza di luce elettrica nei poderi, mentre già dal 1933 l'elettrodotto portava l'energia all'idrovora, alla sede dell'Opera e poi alle case della Marina Militare. “Per fare luce nelle case poderali si usavano lumi a petrolio e candele - ha raccontato Antonietta - fino agli anni '60, quando furono portati i pali della luce anche in campagna” .
La vita era difficile insomma nei primi anni della bonifica. Lavoro duro e molti disagi ma con la speranza di una vita migliore per se e per i figli. Antonietta ora non c'è più, ma è ancora vivo il ricordo di una donna forte e ostinata: una donna della bonifica.